Lunedì 1° gennaio 2018
“Copodanno a Cava de’ Tirreni”

Itinerario: Santuario S.
Francesco(parcheggiare le auto)-Borgo
Scacciaventi-Corpo di Cava- frazione S. Anna
lunghezza:
Km
7
A/R circa
difficoltà:
inconsistente (T+)
per il percorso cittadino, E- per il percorso
di trekking
durata:
6
h A/R escluse le soste
segnaletica:
cittadina
motivi di interesse:
storico, artistico,
religioso
approv. idrico:
nei locali cittadini – Fontana Frestola –
Sorgente S. Alferio
abbigliamento:
a strati,
scarpe da trekking per il percorso di
montagna, parapioggia da utilizzare in caso di
rovesci meteo
mezzi di trasporto:
auto proprie o treno
pranzo:
a sacco: chi ha la possibilità portasse una
bottiglia e bicchieri per il brindisi.
Contributo: Facoltativo.
Costo visita Abbazia 3,00€
N.B:
L’attività proposta è riservata ai soci GEN i
quali sono invitati a portare con se la
tessera non scaduta, eccezionalmente per i
simpatizzanti non ancora associati è possibile
partecipare portando
possibilmente già compilata la scheda raccolta
dati in allegato.
direttore di escursione:
Daniele Paolillo
Descrizione:
l’itinerario turistico è pensato ad hoc per
godere delle varie attività connesse alle
solenni festività del Natale ed è accessibile
a tutti e in particolare si assisterà al
lancio del Botafumeiro e si farà visita al
presepe “L’Arte del Presepe-Abbazia
Benedettina e al Presepe vivente…
Assisteremo
al Lancio del Botafumeiro al Santuario di San
Francesco e Sant’Antonio, alla fine della
celebrazione religiosa delle ore 11 poi
passeggeremo per i portici dove ci fermeremo a
visitare il presepe realizzato dalla Genesi
’82 “L’Arte del Presepe”. L’Associazione
Genesi 82 si è sempre distinta, nel corso
degli anni, per la cura e la dedica a varie
forme artistiche, in particolare dell’arte
presepiale, tradizione radicata sul territorio
di Cava de’ Tirreni. La Genesi 82 ha
realizzato, nella sua venticinquennale
esperienza, opere presepiali di grande valore
artistico che hanno riscosso un ottimo
successo di pubblico e critica.
Verso le 13 ci
sposteremo (con le auto) al Corpo di Cava dove
faremo questa piccola escursione e ci
fermeremo al Sambuco dove meteo permettendo
faremo la pausa pranzo.
La sorgente
di Sant’Alferio detta anche del Sambuco, è
situata a monte del Vallone chiamato Fosso
della Rena, dove scorre il torrente Selano,
che piu’ avanti prende il nome di Bonea. Deve
il nome alla presenza di numerose piante di
Sambuco, che in questa zona ai piedi del
monastero vegetavano insieme ad altre piante
medicinali, curate dai primi cenobiti
nell’orto dei “semplici”. Il sambuco è dotato
di proprieta’ medicamentose attraverso fiori e
frutti. Lungo il sentiero è abbondante il
finocchio selvatico. (Tratto dal libro “I
sentieri del millennio”).
Alle ore 15
visiteremo l’Abbazia Benedettina del 1011.
La Badia Benedettina della SS. Trinità sorge
nell'amena valle del ruscello Selano, a poco
più di tre chilometri dalla città di Cava,
centro popoloso ed industre del Salernitano.
Salendo da Cava per la deliziosa strada
asfaltata, tra boschi e radure coltivate, il
panorama si allarga sempre più sulla ridente
conca cavese fino a quando appare la visione
del mare, la piana del Sele e i monti del
Cilento. Dopo un crocicchio la strada penetra
dolcemente nella valle ed ecco, in alto,
dominato dal monte Finestra, il corpo di Cava,
grazioso villaggio con mura turrite, fondato
nel XI dall'abate S. Pietro I.
Ancora un breve tratto di strada intorno alle
mura del Corpo di Cava ed appare improvvisa di
fronte ad un rettilineo, l'armonica facciata
settecentesca della Badia. La prima
impressione è di un edificio di modeste
dimensioni, ma l'apparenza inganna perché la
facciata nasconde un grandioso complesso
monumentale ricco di Santità, di Storia e di
Arte, in cui pulsa la vita di sempre.
L'Abbazia Benedettina della Santissima Trinità
di Cava fu nel Medioevo uno dei centri
religiosi e culturali più vivi e potenti
dell'Italia Meridionale. Fondata da un nobile
Longobardo, S. Alferio Pappacarbone che ebbe
la visione della Santissima Trinità sotto
forma di Tre Raggi Luminosi sorgenti dalla
Roccia, ritiratosi in quei luoghi per vivere
in preghiera e contemplazione, vedrà in poco
tempo sorgere una comunità numerosa di monaci.
L'Abbazia di Cava formò nell'Ordine di San
Benedetto una congregazione autonoma: la
Congregazione della Santissima Trinità di
Cava, che ebbe in pochi decenni un notevole
sviluppo divenendo una delle congregazioni
benedettine più fiorenti. L'Abate della SS.
Trinità di Cava nel XII e XIII secolo
governava oltre 340 chiese, più di 90
priorati, almeno 29 abbazie. Egli era anche
onorato del titolo di Grande Abate di Cava:
"Magnus Abbas Cavensis". L'Abbazia della SS.
Trinità di Cava divenne la Chiesa madre
dell'Ordine Cavese : " Mater vel matrix
ecclesia Ordinis Cavensis ".
La storia
Il fondatore della Badia della Santissima
Trinità fu S. Alferio Pappacarbone che nel
1011 si ritirò sotto la grande grotta Arsiccia
(significa asciutta) per trascorrervi
vita eremitica. L’accorrere dei discepoli,
attratti dalla sua santità, lo indusse a
costruire un monastero di modeste dimensioni.
Morì in età molto avanzata il 12 aprile 1050.
Fin quasi alla fine del sec. XIII Alferio ebbe
una serie di successori eccezionali, di cui
undici, oltre il fondatore, sono stati
riconosciuti dalla Chiesa come santi o beati.
Tra di essi si distinse S. Pietro I, nipote di
Alferio, che ampliò notevolmente il monastero
e lo fece centro di una potente congregazione
monastica l' Ordo Cavensis (Ordine Cavense)
con centinaia di chiese e monasteri
dipendenti, sparsi in tutta l’Italia
meridionale. Furono più di 3.000 i monaci a
cui S. Pietro diede l’abito.
Il Papa Urbano II, che lo aveva conosciuto a
Cluny, nel 1092 visitò l’Abbazia e ne consacrò
la basilica. Importante fu anche il governo
del B. Benincasa, che nel 1176 inviò in
Sicilia un centinaio di monaci per popolare la
celebre abbazia di Monreale, eletta dalla
munificenza del re Guglielmo II. Papi e
vescovi, principi e signori feudali favorirono
lo sviluppo della Congregazione Cavense, che
giovò moltissimo alla riforma della Chiesa,
promossa dai grandi papi del sec. XI, e al
benessere della società civile. I principi e
signori, oltre ad offrire feudi, beni e
privilegi, donarono all’abbazia o la proprietà
o il diritto di patronato su chiese e
monasteri. I vescovi ambivano di avere nelle
loro diocesi i Cavensi per il bene che vi
operavano. I Papi, oltre la conferma delle
donazioni, concessero il privilegio
dell’esenzione, per cui l’abate di Cava finì
per avere una giurisdizione spirituale,
dipendente solo dal Papa, sulle terre e sulle
chiese di cui la Badia aveva la proprietà. Da
parte sua Cava costituiva per i Papi un
caposaldo di cui potevano fidarsi pienamente,
tanto da affidarle in custodia alcuni
antipapi. Amorosa fu la cura che gli abati
avevano delle popolazioni. Ad esse assegnavano
le terre delle vaste possessioni dell’abbazia
con l’obbligo di metterle a coltura e di
prestare, dopo un certo numero di anni, o mano
d’opera o un censo proporzionato alla
fertilità del suolo. Per la difesa delle
popolazioni del Cilento dalle incursioni
saracene S. Costabile e B. Simeone costruirono
il castello dell’Angelo, detto poi
Castellabate. I monaci inoltre gestivano
ospizi e ospedali, che venivano generosamente
destinati alle necessità dei bisognosi ed
esercitavano il ministero pastorale nei
monasteri dipendenti. Le chiese invece
venivano affidate dagli abati a sacerdoti
secolari di loro fiducia. Il sec. XIV
rappresenta per Cava un periodo di
ripiegamento su se stessa. E’ particolarmente
curata la difesa e l’amministrazione dei beni
temporali, sono prodotte splendide opere
d’arte, ma l’incidenza dell’azione spirituale
e sociale della badia, anche a causa dei
rivolgimenti politici, diminuisce
sensibilmente. Nel 1394 il papa Bonificacio IX
conferì il titolo di città alla terra di Cava,
elevandola in pari tempo a diocesi autonoma,
con un proprio vescovo, che doveva però
risiedere alla Badia, la cui chiesa venne
dichiarata cattedrale della diocesi di Cava.
Il monastero non sarà governato da un abate,
ma da un priore e la comunità dei monaci
formerà il capitolo della cattedrale. L'abate
Mons. Angelotto Fusco nel 1431 fu elevato alla
dignità cardinalizia e, malauguratamente,
volle ritenere in commenda, percependone le
rendite, l’abbazia e la diocesi cavense. Fu il
periodo degli abati commendatari, i quali
portarono l’abbazia ad una grande decadenza.
Lontani da essa, la governarono mediante
fiduciari, ai quali interessava soltanto la
diocesi e l’amministrazione dei beni
temporali. L’ultimo commendatario unì la badia
di Cava alla congregazione di S. Giustina da
Padova. La riforma poneva a capo della badia
non più un vescovo o un cardinale ma un abate
temporaneo: così rifiorì la disciplina
monastica e il culto delle scienze e delle
arti. Nel corso dei secoli XVI-XVIII l’abbazia
fu rinnovata anche architettonicamente.
L’abate D. Giulio De Palma ricostruì la
chiesa, il seminario, il noviziato, e varie
altre parti del monastero. La soppressione
napoleonica, per merito dell’abate D. Carlo
Mazzacane, passò senza arrecare gravi danni
alla badia: 25 monaci rimasero a guardia dello
Stabilimento (tale fu il titolo dell’abbazia)
e il Mazzacane ne fu il Direttore. La
restaurazione, dopo la caduta di Napoleone,
portò a un rinnovamento dello spirito
religioso. Nel 1866, in considerazione dei
valori artistici e scientifici accumulati
nelle sue mura e del fatto che era centro di
una diocesi, il monastero fu dichiarato
Monumento Nazionale e, come tale, si salvò
dalla rovina a cui andarono incontro tante
altre illustri abbazie italiane. Eroica si
dimostrò allora la virtù dei pochi monaci
rimasti. Aprirono un nuovo campo di apostolato
monastico istituendo un collegio laicale, che
è tuttora fiorente, e redassero il Codex
Diplomaticus Cavensis, in cui pubblicarono il
testo integrale delle più antiche pergamene
dell’archivio Cavense. Si tratta di un’opera
monumentale, che ha resa famosa la Badia in
tutto il mondo scientifico. I più moderni
abati hanno continuato degnamente l’opera dei
SS. Padri Cavensi. Essi hanno restaurato ed
ampliato gli edifici del monastero e dato
nuovo impulso alla sua vita millenaria, che
dura ininterrotta ancora oggi.
Dopo la visita ci recheremo sulla frazione di
Sant’Anna per assistere al Presepe Vivente
giunto alla
XIII edizione nel Borgo di Casa Trezza,
che ha luogo durante tutto l’arco delle
festività natalizie, si caratterizza per la
rappresentazione, oltre che delle scene del
classico presepe napoletano, di una serie di
scene rievocative della vita di Gesù e per la
presenza del “cicerone” che accompagna i
piccoli gruppi di visitatori alla scoperta del
mistero della nascita del Nostro Salvatore,
spiegando loro il significato di ciascun
personaggio. Il Presepe si svolge all’interno
di un caratteristico borgo che conserva ancora
i tratti genuini
dei luoghi abitati dai contadini, e si snoda
lungo un percorso di circa 1 km, lungo il
quale è possibile assistere alla
rappresentazione dei mestieri tipici della
zona. Ogni anno gli abitanti di questo borgo,
aprono le porte delle proprie case per
ospitare i tanti visitatori e gli oltre 200
figuranti e collaboratori del Presepe.
Visitato da migliaia di persone ogni anno, e
valutato, nella sua quarta edizione, tra i
migliori presepi viventi d’Italia.
Nota: i partecipanti non automuniti sono
invitati a procurarsi anticipatamente il
passaggio in auto con quelli automuniti.
Gli automuniti sono calorosamente invitati a
comunicare eventuali disponibilità di posti
auto per i partecipanti non automuniti.
Appuntamento uscita autostradale Cava de’
Tirreni ore 10.30
Parcheggio auto: Parcheggio Tolomei costo
1,50€ sosta intera giornata nei pressi del
Santuario di San Francesco e Sant’Antonio
Per coloro che volessero pervenire con treno
Ferrovie dello stato: avvisare per essere
raccolti alla stazione di Cava de’ Tirreni.
Orario indicativo del treno da Napoli:
Napoli piazza Garibaldi
9:07
arriva a Cava de’ Tirreni
10.15
Dare sempre un cenno di adesione, prenotandovi
possibilmente entro il giorno precedente
l'escursione!
Luogo degli appuntamenti, ora e itinerari
potrebbero subire variazioni anche all'ultimo
momento.
Contattare: Daniele Paolillo
3472525601
....................
Sono aperte le iscrizioni per l'anno
2018
al
GEN - Gruppo Escursionisti Naturalisti.
L'iscrizione al GEN comporta automaticamente
l'iscrizione a
Legambiente
di cui l'associazione rappresenta il circolo
locale
e da
diritto a ricevere materiale didattico
pubblicazioni o cartine dei sentieri a scelta,
che verranno distribuiti in occasione delle
assemblee dei soci.
La tessera 2018
dà diritto inoltre a ricevere le
Eco-card
di Legambiente
E' possibile iscriversi, se si vuole, durante
l'escursione.
Per ulteriori informazioni sulle attività
della nostra associazione visita il sito:
www.fotoeweb.it/gen
oppure
iscriviti ai seguenti gruppi e pagine su
facebook:
- GEN Gruppo
Escursionisti Naturalisti gruppo quasi
ufficiale
- GEN Gruppo
Escursionisti Naturalisti; Official Page
CIAO, A PRESTO!
GEN - Gruppo Escursionisti Naturalisti
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lo sviluppo sostenibile
aderente alla Rete-Rifiuti-Zero "AGRO"
alla Rete dei Comitati Civici per l'acqua
pubblica ATO 3
alla Federazione Nazionale Legambiente
Volontariato