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L E
G A M B I E N T E "G.E.N."
GRUPPO ESCURSIONISTI NATURALISTI
-
Domenica 8 luglio
" Villa Rossi e Marina della Lobra "

- Area
marina protetta Punta Campanella
-
itinerario storico culturale ed escursione didattico-naturalistica
Percorso:
Massa centro-Annunziata–Villa Rossi(Gioacchino Murat)-S.
Salvatore-Marina della Lobra-Massa Centro.
segnaletica:
progetto Tolomeo
lunghezza:
4,5
km.
dislivello:
200m.
difficoltà:
media
(E)
durata:
4
ore escluse le soste
Abbigliamento:
a strati,
cappellino (eventuale protezione solare), scarpe da trekking, costume e
asciugamano per coloro volessero fare il bagno.
motivo di interesse:
storico, naturalistico, panoramico, paesaggistico
mezzi di trasporto:
solo quelli necessari per raggiungere il luogo di ritrovo:
All’arrivo
della Circumvesuviana a Sorrento ore 9,10 (comprare
preventivamente il/i biglietto/i sia per l’andata che per il ritorno)
andare in Via degli Aranci, stessa fermata per Sita o Eav, prendere il
Bus per Massa Lubrense Centro . L’escursione inizia a Massa Lubrense
Centro.
Per chi volesse raggiungere in auto Massa
Centro esiste un comodo parcheggio gratis ubicato a circa 100 metri
dalla piazza principale di Massa Centro. Precisamente partendo da
Sorrento prima di arrivare a Massa centro, prima che inizia l’ultima
curva, bisogna svoltare a sinistra, 15 metri prima del piccolo
supermercato DESPAR che sporge sulla strada, al contrario del
parcheggio a pagamento che è quasi di fronte, 20 metri dopo, sulla
destra ben segnalato
pranzo:
a sacco
direttore di escursione: Salvatore SCHIANO di COLA 339.1565780
N.B:
L’attività proposta è riservata ai soci GEN i quali sono invitati a
portare con se la tessera non scaduta, eccezionalmente per i
simpatizzanti non ancora associati è possibile partecipare portando
possibilmente già compilata la scheda raccolta dati in allegato.
La eventuale balneazione esula dalle responsabilità del direttore di
escursione.
Descrizione:
Massa Lubrense:
Secondo gli
antichi storici le suggestive coste del territorio lubrense, sede delle
mitiche Sirene, da cui il primitivo toponimo di
Sirenusion,
videro il passaggio delle navi di Ulisse, che vi avrebbe fondato il
famoso tempio di Athena.Al di là della leggenda, i
presunti aborigeni della zona furono due popoli di stirpe italica, gli
Ausoni
e gli Osci. Di questi ultimi si trova testimonianza in
un’iscrizione scoperta pochi anni fa presso l’approdo orientale di Punta
Campanella.Con la formazione di una colonia greca, il
nome stesso del tempio, Athenaion, passò a indicare tutta la
punta estrema della penisola, che tuttavia conservò spiccati caratteri
ellenistici anche in epoca romana, quando fu detta
Promontorium Minervae, nome che appare sulla Tabula Peutingeriana
(sec. IV), accanto alla prima rappresentazione grafica del tempio. Solo
nel I sec. dell’Impero Romano riuscì a imporsi l’elemento latino, con
l’arrivo di eminenti patrizi venuti a trascorrervi ozi e villeggiatura
in sontuose dimore.In quei tempi non vi furono centri abitati di
notevole importanza, ma è da ricordare la presenza di veterani
di Augusto come assegnatari di pezzi di terra da coltivare.
Intanto, prendevano corpo le prime aggregazioni sociali, che
stentatamente creavano altre attività parallele a quelle agricole, pur
restando queste ultime assolutamente preponderanti. Sorgevano i
primi nuclei residenziali
che in seguito diedero
vita ai casali detti poi villaggi, e infine frazioni, che oggi, di certo
molto più consistenti per estensione e per numero di abitanti, formano
l’assetto socio-amministrativo del Comune. Il nome di Massa
compare
dopo la breve dominazione longobarda
(sec. VI),
ma dovette passare del tempo per affermarsi definitivamente. Massa da
mansa,
voce longobarda appunto che stava a indicare un luogo atto alla coltura.
Tale interpretazione è la più attendibile tra le varie etimologie
sostenute da alcuni autori. Al nome di Massa fu unito l’aggettivo pubblica (938)
a significare una massa demaniale, un agro pubblico, evidentemente uno
di quelli che appartenevano allo stato sorrentino. L’attributo
lubrensis, proprio dell’episcopato, sostituì quello di
pubblica intorno al 1306. Lubrense, cioè della Lobra, (delubrum
= tempio), chiesa cattedrale che sorgeva sulla spiaggia di
Fontanella. Insieme all’aggettivo, la municipalità assunse a suo stemma
la venerata immagine della Vergine della Lobra. Ordinariamente il nome
di Massa senza aggettivi si riferisce a quello che era il casale della
cattedrale, attualmente indicato come centro o capoluogo. Massa Lubrense
fece parte del Ducato di Sorrento con alterne fortune
fino all’avvento del regno normanno. Iniziò la sua
emancipazione sotto gli
Svevi,
costituendosi in civitas. Nel 1273 i suoi cittadini, in maggioranza
ghibellini, le procurarono la rappresaglia di Carlo D’Angiò,
che reincorporò il territorio in quello di Sorrento. Seguirono
sconvolgenti e confuse vicende fino al 1465, anno in cui si verificò uno
degli avvenimenti più tristi nella storia della città: la distruzione
del principale casale, quello dell’Annunziata, sede del Vescovo e
dell’autorità civile, l’unico munito di torre e di mura, a opera di Ferrante
d’Aragona,
che vi aveva posto l’assedio per due anni accampato nella spianata
antistante le falde settentrionali della collina. Giovanna II di
Durazzo vi soggiornò in uno splendido palazzo, sui resti del
quale nel 1600 il gesuita Vincenzo Maggio innalzò l’imponente edificio
del Collegio con annessa un’alta torre di difesa, detta comunemente
il Torrione, importante opera di architettura delle fortificazioni e
massimo monumento cittadino. Durante il
vicereame
spagnolo,
Massa Lubrense attraversò un periodo di travagliate vicende politiche
nell’afflizione di una miserevole decadenza morale e civile. Per colmo
di sventura, frequenti furono le invasioni di
corsari turchi
che nel
1558, dopo aver compiuto stragi orrende e saccheggi, portarono via come
schiavi un migliaio e mezzo di persone, in piccola parte poi riscattate.
La minaccia che ininterrottamente veniva dal mare costrinse i massesi a
erigere lungo la costa, a opportuna distanza,
torri di avvistamento,
dalle quali si potesse dare l’allarme all’avvicinarsi degli assalitori.
Queste torri, quasi tutte ancora esistenti e più o meno in stato di
discreta conservazione, rappresentano una caratteristica particolare del
paesaggio. Nel 1656 la peste scoppiata a Napoli qualche anno prima
dilagò anche nelle codeste contrade, facendovi moltissime vittime.
Finalmente, durante la dominazione borbonica anche
Massa risentì del progresso dei tempi e all’antica civiltà contadina si
affiancarono notevoli attività commerciali e artigiane. Mancando vie di
comunicazioni terrestri, una cospicua flotta di grosse barche faceva
rotta per la capitale e altri porti del Mediterraneo, con forte
movimento di esportazione (prodotti agricoli, capi di bestiame, opere di
artigianato) e di importazione (materie prime, generi di consumo). Il
commercio con Napoli fu talmente intenso che un intero rione presso il
molo di attracco fu chiamato Porta di Massa. Alla Repubblica
Partenopea i Massesi diedero un nobile contributo di uomini e
di idee. Tre concittadini, Luigi Bozzaotra, Severo Caputo e Nicola
Pacifico, impavidi campioni di libertà, scrissero il loro nome nell’albo
dei martiri della repressione. Nel 1808 Gioacchino Murat diresse da
Massa le operazioni militari contro gli Inglesi che occupavano Capri.
Non mancarono cospirazioni carbonare dopo il ritorno dei Borboni sul
trono di Napoli, fino alla liberazione del Regno delle Due Sicilie, cui
seguì l’Unità d’Italia. L’apertura di cave di pietre
(le più importanti quelle di Vitale e di Ieranto, oggi entrambe
disattivate) attirò l’immigrazione nel Comune di lavoratori provenienti
dalla Sardegna, che senza eccessive difficoltà si inserirono nel
contesto sociale massese diventandone parte integrante e assimilandone
usi e costumi. Durante la seconda guerra mondiale un
gran numero di sfollati, specialmente da Napoli, che veniva duramente
bombardata, si alloggiò nelle cosiddette case padronali, in mezzo ai
poderi di cui essi stessi erano proprietari per aver i loro antenati,
appartenenti alla ricca borghesia, preferito questa forma
d’investimento. E dopo l’armistizio del 1943 decine di soldati sbandati,
già in forza alle postazioni di difesa costiera delle Tore e di Reoia,
trovarono asilo presso famiglie massesi disponibili a umana solidarietà.
Molti di essi a guerra finita vi si accasarono e vi rimasero; altri
tornarono ai luoghi di origine con le giovani spose. Gli ultimi decenni
sono storia recente di vita democratica e di sviluppo.
L’economia agricola, nonostante la crisi del settore, rimane abbastanza
florida, mentre la domanda turistica interna e internazionale è
sufficientemente soddisfatta, grazie al potenziamento e al miglioramento
delle strutture ricettive e delle reti di comunicazione.
Santa Maria:
uno dei casali più antichi del territorio lubrense.
Anticamente la frazione di Santa Maria era denominata Belvedere, ma il
nome fu cambiato nell’attuale Santa Maria della Misericordia, per
particolare protezione verso i processati e i condannati negli Uffici di
Giustizia che qui si trovavano.
Chiesa di Santa Maria della Misericordia -
Recentemente restaurata, questa chiesa del Cinquecento presenta un bel
pavimento maiolicato con ornati settecenteschi, elaborate lavorazioni a
stucco e dipinti della stessa epoca. Notevole è un quadro di Guido Reni,
un vero capolavoro del pittore bolognese, raffigurante la sacra
Famiglia, donato dal pittore alla famiglia De Curtis che lo ospitò. La
navata è spaziosa con abside e cupola e a pianta quadrata. Sulla porta
d’ingresso, del 1613, vi è una quattrocentesca statuetta della Madonna
coi Bambino. L’Altare Maggiore, del 600, in bellissimi marmi policromi,
apparteneva alla Chiesa di S. Giuseppe del Quartiere, qui trasferito nel
1808. Sopra è l’effige antica della Misericordia. A sinistra della porta
d’ingresso, nella parete della navata, si apre la Cappella dedicata
all’Annunziata del sec. XVI, poi passò sotto il titolo di S. Maria della
Carità.
Il
borgo dell’Annunziata
situato nella zona collinare di Massa Lubrense, la frazione
dell’Annunziata è la più ricca di memorie storiche: è qui che i Normanni
fondarono il primo
insediamento della città di Massa.Un
tempo centro storico di Massa, la frazione dell’Annunziata è oggi uno
dei borghi più caratteristici del comune:
un pugno di case, dai tipici tetti a volta, a circa 200 metri sul
livello del mare, arroccate tra il Castello Aragonese e l’antica
Cattedrale. Un intrigo di vicoli e scalinate mette in comunicazione tra
loro le antiche abitazioni del borgo, quasi tutte realizzate tra i
secoli XIV e XVI. Distrutta dagli Angioini, e ancora dagli Aragonesi,
l’Annunziata fu parzialmente riedificata nel Cinquecento. Anche le mura
furono rifatte dopo la catastrofe del 1558: ancora oggi si può ammirare
parte dell’antica
cinta muraria che
sorgeva attorno al Castello
Aragonese.
Nel luogo dove era il castello, sulla sommità della collina, fu poi
eretta una torre cilindrica di difesa. Recentemente, in seguito ad
alcuni lavori di ristrutturazione, l’antica torre è stata aperta al
pubblico: la si raggiunge percorrendo la ripida gradinata che, dalla
piazza antistante la Chiesa della SS. Annunziata, serpeggia tra le case
del borgo, tutte realizzate nel caratteristico tufo grigio sorrentino.
La veduta che si gode dal castello è tra le più suggestive della
Penisola Sorrentina: in un colpo d’occhio si ammira il Golfo di Napoli,
le colline del Deserto, delle Tore e l’isola di Capri che quasi si tocca
con mano. La Chiesa
dell’Annunziata,
nella piazzetta del piccolo borgo, fu cattedrale fino al 1465, quando la
sede episcopale fu definitivamente trasferita nella chiesa di Santa
Maria della Grazie a Massa Centro, dove rimase fino alla soppressione
definitiva della diocesi lubrense nel 1801; l’annesso Conservatorio è
oggi un convento dei Frati Minimi di San Francesco di Paola. Poco
distante, Torre
Turbolo (eretta
tra il 1607 e il 1614 come sede del Monte dei Pegni) e il più
recente belvedere, attrezzato con bacheche, panchine, aiuole e un
gazebo. Il belvedere
dell’Annunziata è
il punto panoramico per eccellenza per ammirare Capri e la costa
Massese.
Più a valle, dove
termina la rotabile, la settecentesca Villa Murat (o
Villa Rossi), da cui nel 1808 il Re di Napoli Gioacchino Murat,
ospitato dal letterato Andrea Rossi, diresse l’assedio contro gli
inglesi per la riconquista di Capri. Sempre in una stanza della stessa
villa Gioacchino Murat firmò la capitolazione dell’isola.
Marina
della Lobra
costituisce il piccolo porto del comune di Massa Lubrense. Essa prende
il nome dall'antica chiesa sovrastante, dedicata alla Madonna della
Lobra, protettrice del luogo. Il piccolo porto si presenta come
un'insenatura naturale che ospita molteplici imbarcazioni da diporto e
da pesca. Il luogo si caratterizza anche per le costruzioni, ancora in
stile mediterraneo, che si armonizzano pienamente con il paesaggio
circostante e richiamano alla semplicità della vita del borgo antico.
Scoglio del Vervece
Davanti il porto della
Marina della Lobra,
vi è un isolotto, detto il Vervece, dove a settembre ha luogo una
cerimonia con celebrazione della Messa sullo scoglio cui assistono
centinaia di imbarcazioni locali e non, con deposizione di corone di
fiori sulla statua della Madonna collocata sul fondale a circa 11 metri
di profondità, nei pressi dello scoglio
Ambiente:
macchia, gariga e
terrazzamenti coltivati ad
agrumi e ulivi
Appuntamento: piazza
di Massalubrense 10:00
Dare sempre un cenno di adesione, prenotandovi possibilmente entro il
giorno precedente l'escursione!
Luogo degli appuntamenti, ora e itinerari potrebbero subire variazioni
anche all'ultimo momento.
Contattare:
Salvatore SCHIANO di COLA 339.1565780
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