“Dalla villa Floridiana
alla villa Pignatelli:
il Petraio”
Dalla stazione
Funicolare di Piazza
Fuga
escursione
didattico-naturalistica
Percorso:
Stazione funicolare
piazza Fuga – villa
Floridiana – Petraio –
via Chiaia – villa
Pignatelli.
lunghezza: 6
km
segnaletica:
cittadina
dislivello: 300m
difficoltà: medio
bassa E/T
durata:
3,5
ore
escluse soste
motivi di interesse:
artistico, naturalistico,
panoramico,
paesaggistico,
religioso.
mezzi di trasporto: pubblici
pranzo: a
sacco
o in locali alla
riviera
Cose da portare:
scarpe da jogging e
parapioggia occorrenti
nella scongiurata
ipotesi di rovesci
meteo.
contributo: euro
3,00 a persona per i non
soci. Sono considerati
soci tutti gli iscritti
ai circoli di
Legambiente con tessera
non scaduta. Si prega di
controllare la scadenza
della propria tessera.
I non soci che volessero
partecipare sono pregati
di portare possibilmente
già compilata la scheda
raccolta dati in
allegato.
direttori di
escursione: Patrizia
De Luise e Luigi Mascolo
Descrizione:
in occasione della prima
domenica del mese con la
possibilità di accesso
gratuito si farà breve
visita alla villa
Floridiana con il
panoramico affaccio
sulla riviera e
l’annesso museo delle
ceramiche del duca
Martina per poi
discendere fino a via
Chiaia lungo il Petraio
e poter ancora fare
visita alla villa
Pignatelli con l’annesso
museo delle carrozze.
La Villa Floridiana
La Villa Floridiana,
parco dell’estensione di
circa otto ettari
collocato sulla collina
del Vomero in
incantevole posizione
panoramica sull’intero
golfo, deve il suo nome
alla duchessa di
Floridia,
Lucia Migliaccio,
moglie morganatica del
re Ferdinando I di
Borbone. Acquistata tra
il 1815 e il 1817, fu
destinata a residenza
estiva della duchessa. A
curare i lavori di
ristrutturazione fu
l’architetto Antonio
Niccolini che, tra il
1817 e il 1819, progettò
sia il rifacimento in
stile neoclassico della
preesistente palazzina
che la riconfigurazione
del parco all’inglese.
Dopo la morte di
Lucia, nel 1826, gli
edifici e il Parco
subirono numerose
trasformazioni da parte
degli eredi fino al
1919, quando furono
acquistati dallo Stato
divenendo sede
dell’attuale Museo Duca
di Martina. Alcuni spazi
della Villa e del Parco
possono essere dati in
concessione temporanea
per la realizzazione di
eventi.
Il Museo Duca di
Martina
Il Museo ospita dal 1931
una delle maggiori
collezioni italiane di
arti decorative,
comprendente circa
settemila opere di
manifattura occidentale
e orientale, databili
dal XII al XIX secolo.
La raccolta, che dà il
nome al Museo, fu
costituita nella seconda
metà dell’Ottocento da
Placido de Sangro, duca
di Martina. Nato a
Napoli nel 1829, dopo
l’unità d’Italia, il
duca si trasferì a
Parigi dove iniziò ad
acquistare oggetti
d’arte applicata ed
entrò in contatto con i
maggiori collezionisti
europei. Nel 1881, dopo
la morte del suo unico
figlio, l’intera
collezione fu ereditata
dall’omonimo nipote,
che, nel 1911, la donò
alla città di Napoli.
Petraio
Di
tutte le strade pedonali
che scendono dal Vomero,
la pedamentina del
Petraio è forse il
percorso attualmente più
frequentato. Da via
Annibale Caccavello
scende verso la parte
occidentale della città
e termina al Corso V.
Emanuele, all'altezza
della chiesa di S. Carlo
alle Mortelle; di qui vi
è una duplice
possibilità di
proseguimento: o la
gradoni di S. Maria
Apparente, la salita
Vetriera e le successive
rampe Brancaccio, che
conducono nel cuore
della Napoli più
elegante, via dei Mille
e via Filangieri, oppure
i gradoni di Chiaia, che
portano appunto a via
Chiaia.
Un tempo la salita del
Petraio era, come molte
strade di Napoli, in
ripido pendio e
pavimentate con
ciottoli, denominata
“imbrecciata” dalla
parola brecce/che in
napoletano vuol dire
“ciottoli”.
La voce napoletana
veramente sarebbe
“Petraro” e, annota il
D'Ambra nel suo
vocabolario
napoletano-toscano “Non
è cava di pietre, ma un
lungo acclivo abbondante
di ciottoli ed altro
petrame che per pioggia
o per lavori campestri
si stacca da altri
terreni di alluvioni”.
D'altronde il tracciato
del Petraio ricalca
quello di un antico
alveo torrentizio che
faceva defluire a valle
i corsi d'acqua della
collina. Il percorso si
snoda attraverso un
piccolo borgo fatto di
case bianche e basse,
aperte su graziosi
slarghi o affacciate
direttamente sulle
scale, un edilizia
spontanea che si fonde
alla morfologia del
luogo intessuta di spazi
verdi ed aperte al
seducente panorama della
città.
E aggiunge “Così è
nominata una contrada di
Napoli a mezza costa
della collina del Vomero
con prospetto bellissimo
a mezzodì: ed è luogo di
villeggiatura estiva”.
La salita di Santa Maria
Apparente, invece,
prende il nome dalla
chiesa che vi si
affaccia: nel 1581 Frà
Filippo di S. Giorgio
dei Padri Riformati,
considerando la grande
venerazione del popolo
per una immagine della
Vergine, dipinta su un
muro, che chiudeva un
viottolo preso il
Petraio, con le
elemosine raccolte dai
devoti vi edificò una
chiesetta con un piccolo
convento per i frati del
suo ordine, che prese il
nome di Santa Maria a
Parete in memoria di
quella immagine, nome
che con il tempo subì la
variazione in S. Maria
Apparente che oggi
conserva. Il convento
dei Riformati, nel
secolo XVIII, fu
adattato a carcere: vi
giacquero, tra gli altri
i Giacobini nella
reazione del 1799 e i
liberali in quella del
'48.
La famiglia Brancaccio,
una delle più illustri
ed antiche del regno, ha
dato il nome alle rampe
omonime, dove vi
possedeva, tra la
piazzetta Mondragone e
l'attuale via dei Mille,
numerosi beni. Oggi è
soltanto visibile,
sull'arco di un ponte
alla salita Vetriera, lo
stemma in pietra della
famiglia, con tre
aquilotti e quattro
zampe di leoni uscenti
dai fianchi dello scudo.
I gradoni di Chiaia,
infine, perpendicolari a
via Chiaia, una delle
più celebri strade di
Napoli, non tanto nella
storia quanto nella vita
sociale della città,
erano famosi un tempo
per il loro
caratteristico e
pittoresco mercatino dei
fiori; per quanto
riguarda l'etimologia
della parola, chiaja è
la distorsione
napoletana dell'
antichissimo nome “plaja”,
che serviva a designare
tutto il litorale
marittimo occidentale di
Napoli. Tornando ad
esaminare la prima parte
del percorso,
precisamente le scale
del Petraio, si registra
in questo tratto, a
proposito della
composizione sociale
degli abitanti,
l'esistenza di un
fenomeno non registrato
negli altri percorsi
esaminati e cioè la
presenza, anche se
sporadica, tra gli
strati più poveri della
popolazione che
tipicamente abitano
queste vecchie stradine
della città, di una
certa classe di giovani
e di intellettuali che
hanno scelto questa zona
per collocare i propri
studi e anche le proprie
abitazioni. La loro
scelta è stata
certamente determinata
dall'esigenza di godere
una certa tranquillità
che oggi solo una strada
pedonale può offrire,
dal livello dei fitti
rimasto ancora basso, e
forse anche dal gusto di
ritrovare ancora
presenti certi rapporti
umani “di vicinato” che
lo sviluppo attuale
della città, seguendo la
logica speculativa e la
politica di
favoreggiamento della
motorizzazione privata,
ha completamente
annullato. E questa
presenza, naturalmente,
essendosi tra l'altro
inserita con rispetto e
discrezione nel contesto
ambientale preesistente,
dà un aspetto insolito e
gradevole al nucleo
abitato, pur rimanendo
anche qui, nella
maggioranza dei casi,
ancora irrisolti i
soliti problemi di
livello igienico delle
abitazioni, di carenza
di servizi e di
sovrapopolazione. È
evidente che la
soluzione di questi
problemi, tale da
costituire un sensibile
e reale miglioramento
della qualità della
vita, diventa, ancora
una volta, un momento
qualificante e uno dei
principali obiettivi da
perseguire.
Villa Pignatelli
Nel 1955 la
principessa Rosina
Pignatelli, dona
allo Stato la Villa che
si erge alla Riviera di
Chiaia, circondata da un
ampio parco con annesse
costruzioni. Con
l'arredo che la
costituiva viene così
fondato il Museo
intitolato a Diego
Aragona Pignatelli
Cortes, uno dei pochi
esempi, se non l'unico,
per l'intrinseco
rapporto fra edificio e
collezioni, di casamuseo
esistente oggi a Napoli.
L'edificio viene
progettato da Pietro
Valente nel 1826 quando
Ferdinando Acton, figlio
di sir John, primo
ministro di Ferdinando
IV, decide di costruirsi
una residenza lungo
l'asse stradale che
fiancheggia la Villa
Reale.
Acquistata nel 1841
dai banchieri Rothschild,
la villa viene
radicalmente trasformata
nell'arredo e ampliata
ma con l'Unità d'Italia,
i Rothschild sono
costretti a vendere la
Villa al principe Diego
Aragona Pignatelli
Cortes. Dal cambio di
proprietà derivano
diversi mutamenti
nell'arredo,
testimonianza di un
ricercato gusto
eclettico, tipico della
fine dell'Ottocento, che
riprende elementi
desunti da stili
diversi, dal neobarocco
delle consoles al
neorinascimentale
utilizzato nel fastoso
mobilio della
Biblioteca.
L'appartamento si
snoda attorno ai tre
salottini centrali:
quello azzurro, che
introduce alla grande
Sala da ballo, presenta
alle pareti il ritratto
fotografico della
principessa Rosina da
giovane; quello rosso,
che conserva l'aspetto
sontuoso conferitogli
nel periodo Rothschild,
mette in comunicazione
il Vestibolo circolare
dell'ingresso con la
monumentale veranda
neoclassica; quello
verde infine costituisce
l'ambiente di raccordo
tra la sfarzosa
Biblioteca e la sobria
Sala da pranzo, di
recente restituita
all'antico splendore con
l'esposizione della
tavola imbandita con i
piatti e le posaterie di
casa Pignatelli.
La ricca
suppellettile che arreda
la Villa testimonia un
particolare interesse
collezionistico nei
confronti delle arti
applicate, dai pregevoli
argenti ai mobili
ottocenteschi di
rilevante qualità, dagli
oggetti in bronzo dorato
ai bronzetti fra i quali
spicca il Narciso
firmato da Vincenzo
Gemito. L'aspetto più
appariscente di questa
collezione è comunque
costituito dalla
cospicua raccolta di
ceramiche di diverse
manifatture.
Appuntamento: ore
10:00 alla stazione
funicolare piazza Fuga
al Vomero (è della
funicolare centrale che
parte dal teatro
augusteo in via Roma)
oppure alla stazione
Vanvitelli della
metropolitana n.1 di
Napoli a 300 metri da
piazza Fuga
Dare sempre un cenno di
adesione, prenotandovi
possibilmente entro il
giorno precedente
l'escursione!
Luogo degli
appuntamenti, ora e
itinerari potrebbero
subire variazioni anche
all'ultimo momento.
Contattare:
Patrizia De Luise cell.
338 2309356
Luigi
Mascolo cell. 333
5817668