L E G A M B I E N T E "G.E.N." 
GRUPPO 
ESCURSIONISTI NATURALIST
I -

 

4 Ottobre 2015

1^ Domenica del mese

Pedamentina 

La Pedamentina

foto di Agostino De Maio tratta dal sito www.fotoeweb.it

 

“Dalla villa Floridiana alla villa Pignatelli: il Petraio”

Dalla stazione Funicolare di Piazza Fuga

escursione didattico-naturalistica

Percorso: Stazione funicolare piazza Fuga – villa Floridiana – Petraio – via Chiaia  – villa Pignatelli.

 lunghezza: 6 km

segnaletica: cittadina

dislivello: 300m

difficoltà:  medio bassa E/T

durata:  3,5 ore escluse soste

motivi di interesse: artistico, naturalistico, panoramico, paesaggistico, religioso.

mezzi di trasporto: pubblici

pranzo: a sacco o in locali alla riviera

Cose da portare: scarpe da jogging e parapioggia occorrenti nella scongiurata ipotesi di rovesci meteo.

contributo: euro 3,00 a persona per i non soci. Sono considerati soci tutti gli iscritti ai circoli di Legambiente con tessera non scaduta. Si prega di controllare la scadenza della propria tessera. I non soci che volessero partecipare sono pregati di portare possibilmente già compilata la scheda raccolta dati in allegato.

direttori di escursione: Patrizia De Luise e Luigi Mascolo

 Descrizione: in occasione della prima domenica del mese con la possibilità di accesso gratuito si farà breve visita alla villa Floridiana con il panoramico affaccio sulla riviera e l’annesso museo delle ceramiche del duca Martina per poi discendere fino a via Chiaia lungo il Petraio e poter ancora fare visita alla villa Pignatelli con l’annesso museo delle carrozze.

La Villa Floridiana

La Villa Floridiana, parco dell’estensione di circa otto ettari collocato sulla collina del Vomero in incantevole posizione panoramica sull’intero golfo, deve il suo nome alla duchessa di Floridia, Lucia Migliaccio, moglie morganatica del re Ferdinando I di Borbone. Acquistata tra il 1815 e il 1817, fu destinata a residenza estiva della duchessa. A curare i lavori di ristrutturazione fu l’architetto Antonio Niccolini che, tra il 1817 e il 1819, progettò sia il rifacimento in stile neoclassico della preesistente palazzina che la riconfigurazione del parco all’inglese.

Dopo la morte di Lucia, nel 1826, gli edifici e il Parco subirono numerose trasformazioni da parte degli eredi fino al 1919, quando furono acquistati dallo Stato divenendo sede dell’attuale Museo Duca di Martina. Alcuni spazi della Villa e del Parco possono essere dati in concessione temporanea per la realizzazione di eventi.

Il Museo Duca di Martina

Il Museo ospita dal 1931 una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative, comprendente circa settemila opere di manifattura occidentale e orientale, databili dal XII al XIX secolo. La raccolta, che dà il nome al Museo, fu costituita nella seconda metà dell’Ottocento da Placido de Sangro, duca di Martina. Nato a Napoli nel 1829, dopo l’unità d’Italia, il duca si trasferì a Parigi dove iniziò ad acquistare oggetti d’arte applicata ed entrò in contatto con i maggiori collezionisti europei. Nel 1881, dopo la morte del suo unico figlio, l’intera collezione fu ereditata dall’omonimo nipote, che, nel 1911, la donò alla città di Napoli.

Petraio

Di tutte le strade pedonali che scendono dal Vomero, la pedamentina del Petraio è forse il percorso attualmente più frequentato. Da via Annibale Caccavello scende verso la parte occidentale della città e termina al Corso V. Emanuele, all'altezza della chiesa di S. Carlo alle Mortelle; di qui vi è una duplice possibilità di proseguimento: o la gradoni di S. Maria Apparente, la salita Vetriera e le successive rampe Brancaccio, che conducono nel cuore della Napoli più elegante, via dei Mille e via Filangieri, oppure i gradoni di Chiaia, che portano appunto a via Chiaia.
Un tempo la salita del Petraio era, come molte strade di Napoli, in ripido pendio e pavimentate con ciottoli, denominata “imbrecciata” dalla parola brecce/che in napoletano vuol dire “ciottoli”.
La voce napoletana veramente sarebbe “Petraro” e, annota il D'Ambra nel suo vocabolario napoletano-toscano “Non è cava di pietre, ma un lungo acclivo abbondante di ciottoli ed altro petrame che per pioggia o per lavori campestri si stacca da altri terreni di alluvioni”.
D'altronde il tracciato del Petraio ricalca quello di un antico alveo torrentizio che faceva defluire a valle i corsi d'acqua della collina. Il percorso si snoda attraverso un piccolo borgo fatto di case bianche e basse, aperte su graziosi slarghi o affacciate direttamente sulle scale, un edilizia spontanea che si fonde alla morfologia del luogo intessuta di spazi verdi ed aperte al seducente panorama della città.
E aggiunge “Così è nominata una contrada di Napoli a mezza costa della collina del Vomero con prospetto bellissimo a mezzodì: ed è luogo di villeggiatura estiva”. La salita di Santa Maria Apparente, invece, prende il nome dalla chiesa che vi si affaccia: nel 1581 Frà Filippo di S. Giorgio dei Padri Riformati, considerando la grande venerazione del popolo per una immagine della Vergine, dipinta su un muro, che chiudeva un viottolo preso il Petraio, con le elemosine raccolte dai devoti vi edificò una chiesetta con un piccolo convento per i frati del suo ordine, che prese il nome di Santa Maria a Parete in memoria di quella immagine, nome che con il tempo subì la variazione in S. Maria Apparente che oggi conserva. Il convento dei Riformati, nel secolo XVIII, fu adattato a carcere: vi giacquero, tra gli altri i Giacobini nella reazione del 1799 e i liberali in quella del '48.
La famiglia Brancaccio, una delle più illustri ed antiche del regno, ha dato il nome alle rampe omonime, dove vi possedeva, tra la piazzetta Mondragone e l'attuale via dei Mille, numerosi beni. Oggi è soltanto visibile, sull'arco di un ponte alla salita Vetriera, lo stemma in pietra della famiglia, con tre aquilotti e quattro zampe di leoni uscenti dai fianchi dello scudo. I gradoni di Chiaia, infine, perpendicolari a via Chiaia, una delle più celebri strade di Napoli, non tanto nella storia quanto nella vita sociale della città, erano famosi un tempo per il loro caratteristico e pittoresco mercatino dei fiori; per quanto riguarda l'etimologia della parola, chiaja è la distorsione napoletana dell' antichissimo nome “plaja”, che serviva a designare tutto il litorale marittimo occidentale di Napoli. Tornando ad esaminare la prima parte del percorso, precisamente le scale del Petraio, si registra in questo tratto, a proposito della composizione sociale degli abitanti, l'esistenza di un fenomeno non registrato negli altri percorsi esaminati e cioè la presenza, anche se sporadica, tra gli strati più poveri della popolazione che tipicamente abitano queste vecchie stradine della città, di una certa classe di giovani e di intellettuali che hanno scelto questa zona per collocare i propri studi e anche le proprie abitazioni. La loro scelta è stata certamente determinata dall'esigenza di godere una certa tranquillità che oggi solo una strada pedonale può offrire, dal livello dei fitti rimasto ancora basso, e forse anche dal gusto di ritrovare ancora presenti certi rapporti umani “di vicinato” che lo sviluppo attuale della città, seguendo la logica speculativa e la politica di favoreggiamento della motorizzazione privata, ha completamente annullato. E questa presenza, naturalmente, essendosi tra l'altro inserita con rispetto e discrezione nel contesto ambientale preesistente, dà un aspetto insolito e gradevole al nucleo abitato, pur rimanendo anche qui, nella maggioranza dei casi, ancora irrisolti i soliti problemi di livello igienico delle abitazioni, di carenza di servizi e di sovrapopolazione. È evidente che la soluzione di questi problemi, tale da costituire un sensibile e reale miglioramento della qualità della vita, diventa, ancora una volta, un momento qualificante e uno dei principali obiettivi da perseguire.

Villa Pignatelli

Nel 1955 la principessa Rosina Pignatelli, dona allo Stato la Villa che si erge alla Riviera di Chiaia, circondata da un ampio parco con annesse costruzioni. Con l'arredo che la costituiva viene così fondato il Museo intitolato a Diego Aragona Pignatelli Cortes, uno dei pochi esempi, se non l'unico, per l'intrinseco rapporto fra edificio e collezioni, di casamuseo esistente oggi a Napoli.

L'edificio viene progettato da Pietro Valente nel 1826 quando Ferdinando Acton, figlio di sir John, primo ministro di Ferdinando IV, decide di costruirsi una residenza lungo l'asse stradale che fiancheggia la Villa Reale.

Acquistata nel 1841 dai banchieri Rothschild, la villa viene radicalmente trasformata nell'arredo e ampliata ma con l'Unità d'Italia, i Rothschild sono costretti a vendere la Villa al principe Diego Aragona Pignatelli Cortes. Dal cambio di proprietà derivano diversi mutamenti nell'arredo, testimonianza di un ricercato gusto eclettico, tipico della fine dell'Ottocento, che riprende elementi desunti da stili diversi, dal neobarocco delle consoles al neorinascimentale utilizzato nel fastoso mobilio della Biblioteca.

L'appartamento si snoda attorno ai tre salottini centrali: quello azzurro, che introduce alla grande Sala da ballo, presenta alle pareti il ritratto fotografico della principessa Rosina da giovane; quello rosso, che conserva l'aspetto sontuoso conferitogli nel periodo Rothschild, mette in comunicazione il Vestibolo circolare dell'ingresso con la monumentale veranda neoclassica; quello verde infine costituisce l'ambiente di raccordo tra la sfarzosa Biblioteca e la sobria Sala da pranzo, di recente restituita all'antico splendore con l'esposizione della tavola imbandita con i piatti e le posaterie di casa Pignatelli.

La ricca suppellettile che arreda la Villa testimonia un particolare interesse collezionistico nei confronti delle arti applicate, dai pregevoli argenti ai mobili ottocenteschi di rilevante qualità, dagli oggetti in bronzo dorato ai bronzetti fra i quali spicca il Narciso firmato da Vincenzo Gemito. L'aspetto più appariscente di questa collezione è comunque costituito dalla cospicua raccolta di ceramiche di diverse manifatture.

 

Appuntamento: ore 10:00 alla stazione funicolare piazza Fuga al Vomero (è della funicolare centrale che parte dal teatro augusteo in via Roma) oppure alla stazione Vanvitelli della metropolitana n.1 di Napoli a 300 metri da piazza Fuga 

 

Dare sempre un cenno di adesione, prenotandovi possibilmente entro il giorno precedente l'escursione!

Luogo degli appuntamenti, ora e itinerari potrebbero subire variazioni anche all'ultimo momento.

Contattare:  Patrizia De Luise cell. 338 2309356

                   Luigi Mascolo     cell. 333 5817668

 


 

Sono aperte le iscrizioni per l'anno 2015  al GEN - Gruppo Escursionisti Naturalisti.
L'iscrizione al GEN comporta automaticamente l'iscrizione a Legambiente
di cui l'associazione rappresenta il circolo locale.
Dà diritto a ricevere materiale didattico, pubblicazioni o cartine dei sentieri a scelta, che verranno distribuiti  in occasione delle assemblee dei soci.
La tessera 2014 dà diritto inoltre a ricevere i portabolli adesivi per auto con il logo della nostra associazione e le
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E' possibile iscriversi, se si vuole, durante l'escursione.
                      

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