L E G A M B I E N T E "G.E.N." 
GRUPPO 
ESCURSIONISTI NATURALIST
I -

 

 

Sabato 1 settembre 2018

"La Conca di Capitan Cook "

Da Massalubrense


Marciano

foto di Agostino De Maio tratte dal sito-web: www.fotoeweb.it

itinerario storico culturale ed escursione didattico-naturalistica

Percorso: Massa Lubrense-S. Maria-Marciano-Conca di Capitan Cook-Massa centro.

segnaletica: progetto Tolomeo

lunghezza:   6 km. 

dislivello:  200m.

difficoltà: media (E)

durata:   4 ore escluse le soste     

Abbigliamento: a strati, cappellino (eventuale protezione solare), scarpe da trekking, costume e asciugamano per coloro volessero fare il bagno.

motivo di interesse: storico, naturalistico, panoramico, paesaggistico       

mezzi di trasporto: solo quelli necessari per raggiungere il luogo di ritrovo: All’arrivo della Circumvesuviana a Sorrento ore 9,10 (comprare preventivamente il/i  biglietto/i sia per l’andata che per il ritorno)  andare in Via degli Aranci, stessa fermata per Sita o Eav, prendere il Bus per Massa Lubrense Centro . L’escursione inizia a Massa Lubrense Centro.

Per chi volesse raggiungere in auto  Massa Centro esiste un comodo parcheggio gratis ubicato a circa 100 metri dalla piazza principale di Massa Centro. Precisamente partendo da Sorrento prima di arrivare a Massa centro, prima che inizia l’ultima curva, bisogna svoltare a sinistra,  15 metri prima del piccolo supermercato DESPAR che sporge sulla  strada, al contrario del parcheggio a pagamento che è quasi di fronte,  20 metri dopo,  sulla destra ben segnalato

pranzo: a sacco

direttore di escursione: Salvatore SCHIANO di COLA   339.1565780

N.B: L’attività proposta è riservata ai soci GEN i quali sono invitati a portare con se la tessera non scadutaeccezionalmente per i simpatizzanti non ancora associati è possibile partecipare portando possibilmente già compilata la scheda raccolta dati in allegato.

La eventuale balneazione esula dalle responsabilità del direttore di escursione.

 Descrizione: Massa Lubrense: Secondo gli antichi storici le suggestive coste del territorio lubrense, sede delle mitiche Sirene, da cui il primitivo toponimo di Sirenusion, videro il passaggio delle navi di Ulisse, che vi avrebbe fondato il famoso tempio di Athena.Al di là della leggenda, i presunti aborigeni della zona furono due popoli di stirpe italica, gli Ausoni e gli Osci. Di questi ultimi si trova testimonianza in un’iscrizione scoperta pochi anni fa presso l’approdo orientale di Punta Campanella.Con la formazione di una colonia greca, il nome stesso del tempio, Athenaion, passò a indicare tutta la punta estrema della penisola, che tuttavia conservò spiccati caratteri ellenistici anche in epoca romana, quando fu detta Promontorium Minervae, nome che appare sulla Tabula Peutingeriana (sec. IV), accanto alla prima rappresentazione grafica del tempio. Solo nel I sec. dell’Impero Romano riuscì a imporsi l’elemento latino, con l’arrivo di eminenti patrizi venuti a trascorrervi ozi e villeggiatura in sontuose dimore.In quei tempi non vi furono centri abitati di notevole importanza, ma è da ricordare la presenza di veterani di Augusto come assegnatari di pezzi di terra da coltivare. Intanto, prendevano corpo le prime aggregazioni sociali, che stentatamente creavano altre attività parallele a quelle agricole, pur restando queste ultime assolutamente preponderanti. Sorgevano i primi nuclei residenziali che in seguito diedero vita ai casali detti poi villaggi, e infine frazioni, che oggi, di certo molto più consistenti per estensione e per numero di abitanti, formano l’assetto socio-amministrativo del Comune. Il nome di Massa compare dopo la breve dominazione longobarda (sec. VI), ma dovette passare del tempo per affermarsi definitivamente. Massa da mansa, voce longobarda appunto che stava a indicare un luogo atto alla coltura. Tale interpretazione è la più attendibile tra le varie etimologie sostenute da alcuni autori. Al nome di Massa fu unito l’aggettivo pubblica (938) a significare una massa demaniale, un agro pubblico, evidentemente uno di quelli che appartenevano allo stato sorrentino. L’attributo lubrensis, proprio dell’episcopato, sostituì quello di pubblica intorno al 1306. Lubrense, cioè della Lobra, (delubrum = tempio), chiesa cattedrale che sorgeva sulla spiaggia di Fontanella. Insieme all’aggettivo, la municipalità assunse a suo stemma la venerata immagine della Vergine della Lobra. Ordinariamente il nome di Massa senza aggettivi si riferisce a quello che era il casale della cattedrale, attualmente indicato come centro o capoluogo. Massa Lubrense fece parte del Ducato di Sorrento con alterne fortune fino all’avvento del regno normanno. Iniziò la sua emancipazione sotto gli Svevi, costituendosi in civitas. Nel 1273 i suoi cittadini, in maggioranza ghibellini, le procurarono la rappresaglia di Carlo D’Angiò, che reincorporò il territorio in quello di Sorrento. Seguirono sconvolgenti e confuse vicende fino al 1465, anno in cui si verificò uno degli avvenimenti più tristi nella storia della  città: la distruzione del principale casale, quello dell’Annunziata, sede del Vescovo e dell’autorità civile, l’unico munito di torre e di mura, a opera di Ferrante d’Aragona, che vi aveva posto l’assedio per due anni accampato nella spianata antistante le falde settentrionali della collina. Giovanna II di Durazzo vi soggiornò in uno splendido palazzo, sui resti del quale nel 1600 il gesuita Vincenzo Maggio innalzò l’imponente edificio del Collegio con annessa un’alta torre di difesa, detta comunemente il Torrione, importante opera di architettura delle fortificazioni e massimo monumento cittadino. Durante il vicereame spagnolo, Massa Lubrense attraversò un periodo di travagliate vicende politiche nell’afflizione di una miserevole decadenza morale e civile. Per colmo di sventura, frequenti furono le invasioni di corsari turchi che nel 1558, dopo aver compiuto stragi orrende e saccheggi, portarono via come schiavi un migliaio e mezzo di persone, in piccola parte poi riscattate. La minaccia che ininterrottamente veniva dal mare costrinse i massesi a erigere lungo la costa, a opportuna distanza, torri di avvistamento, dalle quali si potesse dare l’allarme all’avvicinarsi degli assalitori. Queste torri, quasi tutte ancora esistenti e più o meno in stato di discreta conservazione, rappresentano una caratteristica particolare del paesaggio. Nel 1656 la peste scoppiata a Napoli qualche anno prima dilagò anche nelle codeste contrade, facendovi moltissime vittime. Finalmente, durante la dominazione  borbonica anche Massa risentì del progresso dei tempi e all’antica civiltà contadina si affiancarono notevoli attività commerciali e artigiane. Mancando vie di comunicazioni terrestri, una cospicua flotta di grosse barche faceva rotta per la capitale e altri porti del Mediterraneo, con forte movimento di esportazione (prodotti agricoli, capi di bestiame, opere di artigianato) e di importazione (materie prime, generi di consumo). Il commercio con Napoli fu talmente intenso che un intero rione presso il molo di attracco fu chiamato Porta di Massa. Alla Repubblica Partenopea i Massesi diedero un nobile contributo di uomini e di idee. Tre concittadini, Luigi Bozzaotra, Severo Caputo e Nicola Pacifico, impavidi campioni di libertà, scrissero il loro nome nell’albo dei martiri della repressione. Nel 1808 Gioacchino Murat diresse da Massa le operazioni militari contro gli Inglesi che occupavano Capri. Non mancarono cospirazioni carbonare dopo il ritorno dei Borboni sul trono di Napoli, fino alla liberazione del Regno delle Due Sicilie, cui seguì l’Unità d’Italia. L’apertura di cave di pietre (le più importanti quelle di Vitale e di Ieranto, oggi entrambe disattivate) attirò l’immigrazione nel  Comune di lavoratori provenienti dalla Sardegna, che senza eccessive difficoltà si inserirono nel contesto sociale massese diventandone parte integrante e assimilandone usi e costumi. Durante la seconda guerra mondiale un gran numero di sfollati, specialmente da Napoli, che veniva duramente bombardata, si alloggiò nelle cosiddette case padronali, in mezzo ai poderi di cui essi stessi erano proprietari per aver i loro antenati, appartenenti alla ricca borghesia, preferito questa forma d’investimento. E dopo l’armistizio del 1943 decine di soldati sbandati, già in forza alle postazioni di difesa costiera delle Tore e di Reoia, trovarono asilo presso famiglie massesi disponibili a umana solidarietà. Molti di essi a guerra finita vi si accasarono e vi rimasero; altri tornarono ai luoghi di origine con le giovani spose. Gli ultimi decenni sono storia recente di vita democratica e di sviluppo. L’economia agricola, nonostante la crisi del settore, rimane abbastanza florida, mentre la domanda turistica interna e internazionale è sufficientemente soddisfatta, grazie al potenziamento e al miglioramento delle strutture  ricettive e delle reti di comunicazione.

Santa Maria: uno dei casali più antichi del territorio lubrense. Anticamente la frazione di Santa Maria era denominata Belvedere, ma il nome fu cambiato nell’attuale Santa Maria della Misericordia, per particolare protezione verso i processati e i condannati negli Uffici di Giustizia che qui si trovavano. Chiesa di Santa Maria della Misericordia - Recentemente restaurata, questa chiesa del Cinquecento presenta un bel pavimento maiolicato con ornati settecenteschi, elaborate lavorazioni a stucco e dipinti della stessa epoca. Notevole è un quadro di Guido Reni, un vero capolavoro del pittore bolognese, raffigurante la sacra Famiglia, donato dal pittore alla famiglia De Curtis che lo ospitò. La navata è spaziosa con abside e cupola e a pianta quadrata. Sulla porta d’ingresso, del 1613, vi è una quattrocentesca statuetta della Madonna coi Bambino. L’Altare Maggiore, del 600, in bellissimi marmi policromi, apparteneva alla Chiesa di S. Giuseppe del Quartiere, qui trasferito nel 1808. Sopra è l’effige antica della Misericordia. A sinistra della porta d’ingresso, nella parete della navata, si apre la Cappella dedicata all’Annunziata del sec. XVI, poi passò sotto il titolo di S. Maria della Carità.

 

La Conca di Capitan Cook si trova a Marciano (frazione di Massa Lubrense) lungo la costa sorrentina tra un'oasi di macchia mediterranea. La piccola baia di Capitan Cook (denominato anche «Le Fontane») è un punto di riferimento per i diportisti che da Sorrento o Marina della Lobra, navigando sottocosta si dirigono a Capri, o a Punta Campanella. Ma è anche un luogo ben apprezzato dai bagnanti anche se non si tratta di una spiaggia di sabbia, bensì di soli scogli. In questa piccola baia è presente (in estate) il Lido e Ristorante di Capitan Cook. Il posto è raggiungibile con un pulmino (in estate) che parte dal centro del borgo di Marciano. Marciano è un piccolo casale di qualche centinaia di abitanti a 100 metri s.l.m. Da visitare nel borgo di Marciano la Parrocchia di Sant'Andrea (anno 1700) recentemente restaurata. Come pure, durante le festività natalizie, il presepe costruito in un ulivo millenario.

Ambiente: macchia, gariga e terrazzamenti coltivati ad agrumi e ulivi

Appuntamento:  piazza di Massalubrense 10:00

Dare sempre un cenno di adesione, prenotandovi possibilmente entro il giorno precedente l'escursione!

Luogo degli appuntamenti, ora e itinerari potrebbero subire variazioni anche all'ultimo momento.

 Contattare: Salvatore SCHIANO di COLA   339.1565780  

 

 

                        

   

 

 

   

 

 

 

 
 
 

 
Home page del sito GEN Gruppo Escursionistici Naturalistici:  www.fotoeweb.it/gen
Il programma escursioni precedenti del GEN