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Scavi di Ercolano
La città di Ercolano,
già gravemente danneggiata dal terremoto del 62, venne distrutta
dall'eruzione del Vesuvio (79), che la coprì con un'ingentissima
massa di fango, cenere ed altri materiali eruttivi trascinati
dall'acqua piovana che, penetrando in ogni apertura, si
solidificò in uno strato compatto e duro di 15-20 metri.
Il primo ad identificare la presenza della vecchia Ercolano fu
il principe Emanuele d'Elboeuf di Lorena nel 1709. Questo
principe, venuto a Napoli a seguito dell'esercito austriaco che
aveva sconfitto gli spagnoli, fissò la sua residenza a Portici e
fu proprio andando in cerca di marmo per la costruzione del suo
palazzo che seppe che a Resina da pozzi scavati nel terreno
venivano fuori marmo, statue ed altro.
Così nel fare degli scavi ebbe la fortuna di imbattersi nel
Teatro e ne ricavò molti marmi, colonne e statue. Gli scavi
fatti dal Principe per circa cinque anni furono eseguiti con
molta irregolarità e siccome le statue apparivano in quantità di
gran lunga superiore al bisogno, il principe cominciò a metterle
in commercio. Molti reperti furono dallo stesso donati e portati
all'estero; alle prime scoperte seguirono le prime razzie ai
danni di Ercolano. Con l'avvento di Carlo di Borbone ebbe
termine la razzia e iniziarono scavi regolari. Lo scavo si
praticò empiricamente per cunicoli e pozzi fino a creare una
rete che misurava in lunghezza, da nord a sud, circa 600 metri e
in larghezza da nord-est a sud-ovest, 450 metri. Fu così
riconosciuto fin dove giungeva l'antico lido del mare, si
completò l'esplorazione del Teatro, si raggiunse uno degli
edifici pubblici, si rintracciarono più templi e infine si
esplorò la favolosa Villa dei Papiri.
La notizia della straordinaria scoperta di Ercolano corse
attraverso tutta l'Europa; a dare pubblicità alla scoperta fu
soprattutto il celebre archeologo tedesco Winckelmann, le sue
notizie e le sue considerazioni estetiche influenzarono il mondo
delle lettere, orientando lo stile e il costume dell'epoca verso
quelle forme che da lui e dalla scoperta di Ercolano si dissero
neo-classiche. Incominciarono così a calare all'ombra del
Vesuvio i primi viaggiatori, avanguardia di quell'esercito che
sempre più numeroso avrebbe invaso Ercolano nei secoli
successivi. Attiravano i visitatori particolarmente il Teatro e
la grandiosa Villa dei Papiri, il primo considerato il più
insigne e meglio conservato monumento di Ercolano e la seconda
ritenuta un'autentica miniera di opere d'arte.
Particolare scavi di Ercolano La Villa dei Papiri, dalla quale
fu recuperato un favoloso tesoro di sculture e la biblioteca di
papiri, è una villa sontuosa (si estende per più di 250 metri,
parallelamente alla linea del litorale), ampia come una dimora
imperiale; per il non comune gusto artistico e letterario del
proprietario, era di per se un vero e proprio museo d'arte e una
biblioteca di scritti scelti da un filosofo di gran moda:
l'epicureo Filodemo.
Fu il più grande avvenimento di cultura umanistica di quel
secolo; tutto il mondo ne fu commosso e da quelle scoperte
presero nuovo vigore gli studi dell'antico e tutto il vasto
movimento culturale e scientifico intorno all'arte e alla
civiltà del mondo antico. Gli scavi portarono alla luce una
città cristallizzata nel tempo o, meglio, fissata per sempre
come in una istantanea fotografica, nell'attimo in cui ferveva
la vita. E questo appassionante, singolare romanzo
dell'archeologia non è ancora completato: attendono di essere
dissepolti non pochi edifici di eccezionale interesse.
Orario di apertura degli scavi di Ercolano:
8.30-19.30 (aprile-ottobre: ultimo ingresso ore 18.00);
8.30-17.00 (novembre-marzo: ultimo ingresso alle 15.30)
Ingresso: Biglietto singolo della validità di un giorno prezzo
(aprile 2009): intero 11 euro; ridotto 5,5 euro.
Per chi viaggia in treno, il Museo dista 700 m dalla stazione
della Circumvesuviana di Ercolano-Scavi e 1,6 km dalla stazione
FS di Portici-Ercolano.
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