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Monumento ai caduti di tutte le guerre

Treviso: Monumento ai caduti di tutte le guerre

 
   

 

 

Un pò di storia di Treviso


Dall'età del bronzo a libero comune.
Resti di un mosaico paleocristianoSorta in epoca pre-romana come villaggio di Paleoveneti su tre alture poste nei pressi di un'ansa del fiume Sile, vicino alla confluenza con altri corsi d'acqua provenienti da nord, l'antica Tarvisium divenne municipio romano all'indomani della sottomissione della Gallia Cisalpina da parte dei Romani medesimi. La posizione geografica la collocava nei pressi della strada Postumia che, attraverso l'antica Opitergium, giungeva sino ad Aquileia, e ne fece sin dagli esordi un vivace centro commerciale della decima provincia augustea, la Venetia et Histria. La decadenza del tardo impero si fece sentire anche a Treviso benché, all'indomani della caduta dell'Impero Romano d'Occidente e durante il regno di Teodorico, Treviso fosse ancora un centro annonario di prim'ordine punto d'attrazione della terraferma veneta (Cassiodoro). Nel corso del VI secolo, la città era contesa tra i Goti ed i Bizantini , nondimeno, secondo la tradizione, la città dava i natali proprio a Totila glorioso capo militare dei Goti vincitore sui Bizantini proprio alle parte di Treviso. Conquistata dai Longobardi, fu eretta a sede di uno dei 36 ducati del regno e dotata di un'importantissima zecca per il conio della moneta. L'accrescimento della sua importanza e la sua strategica posizione geografica le valsero, sotto il regno di Desiderio, il privilegio di essere sede dell'unica zecca della Regione dove venivano emessi i Teremissi aurei. La zecca continuò ad operare anche sotto i Carolingi, e dopo una interruzione (causata probabilmente da un forte terremoto avvenuto nel 778 con migliaia di vittime - da "Storia d'Italia di I. Montanelli"), fino alla dedizione a Venezia con il più modesto bagatino. Superato il periodo della riconquista giustinianea e dei primi regni barbarici, rimasta indenne da un tentativo di sacco da parte degli Unni di Attila, la città scontava meno di altre le difficili condizioni economico e sociali che avvolgevano l'Italia degli ultimi secoli del I millennio. Ciò non toglie che, per ragioni geografiche e per le razzie che ad onde si abbattevano sui centri del Nord Italia, notevole fu il contributo dato dai Trevigiani alla fondazione della città che, in seguito, più d'ogni altra ne avrebbe condizionato il futuro, Venezia. Fu tuttavia con la rinascita dell'Anno Mille che Treviso, datasi statuti comunali e combattuto l'imperatore Federico detto Barbarossa accanto ai comuni della Lega Veronese e di quella Lombarda, conobbe un incredibile sviluppo, ampliandosi nelle dimensioni ed arricchendosi di magnifiche case affrescate, che le valsero il soprannome di urbs picta ovvero città dipinta. Il vivere trevigiano divenne sinonimo di vita gaudente e la città si animava di feste e celebrazioni, quali quella del Castello d'Amore che, se da un lato richiamavano dentro le sue mura genti da tutta Italia, da un diverso punto di vista la rendevano invisa agli animi più puritani. Citata da Dante Alighieri che vi trascorse parte del suo esilio e da Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo, ove ne decantava "le chiare fontane" ed il "piacer d'amor che quivi è fino", la città crebbe ulteriormente in ricchezza e fasto per tutto il XII e XIII secolo dotandosi di una delle prime Università (1321) d'Europa e contendendo alle limitrofe Padova e Verona il ruolo di città principe di quella che, al tempo, veniva chiamata Marca Trivigiana intendendo con l'espressione buona parte dell'attuale Veneto.


Dalla Signoria alla Repubblica Veneta.
In modo analogo alle pricipali città del Nord Italia, anche Treviso assistette alla crisi della forma comunale ed il successivo passaggio alla forma di governo signorile.
La prima famiglia ad impossessarsi di Treviso furono gli Ezzelini, signori del territorio tra il 1237 ed il 1260 quando si succedettero i fratelli Ezzelino III da Romano e Alberico da Romano. La città fu quindi preda di nuove lotte intestine tra i Guelfi filopapali ed i Ghibellini, sostenitori di un riavvicinamento all' Impero, tanto che solo nel 1283, a seguito della vittoria dei primi, si assistette ad una decisa ripresa economica e culturale durata fino al 1312. Benessere e ricchezza sottoposero Treviso e le città sue satelliti (Castelfranco Veneto, eretta dai Trevigiani contro i Padovani che le contrapposero Cittadella, Conegliano e Ceneda liberate dal dominio vescovile e sottratte a Belluno e Feltre) agli appetiti delle signorie contermine, specialmente a quelle dei Carraresi e degli Scaligeri.
Dominata dalle famiglie dei Collalto e i Da Camino, la Marca si trovò coinvolta in guerre e saccheggi nel periodo dal 1329 al 1388 e fu occupata dagli Scaligeri nel decennio 1329-1339. La lotta per il potere sulla città venne momentaneamente placata nel 1339 quando, datasi spontaneamente a Venezia, Treviso andò a costituire il primo possedimento in terraferma della Serenissima Repubblica.
Coinvolta assieme a Venezia nelle guerre per il primato sulla penisola italiana, la città fu retta dal duca d'Austria tra il 1381 ed il 1384 per passare, nel 1384 e fino al 1388, ai Carraresi. Riunitasi nuovamente a Venezia, Treviso venne da quest'ultima trasformata in una vera propria fortezza e dotata delle sue celebri mura nel 1509 quando la Repubblica di Venezia dovette resistere agli assalti della Lega di Cambrai. Il veronese Fra' Giocondo presiedette alle opere di ristrutturazione della città ed alla erezione di imponenti bastioni nonché alla predisposizione di mirabili opere idrauliche dentro e fuori le mura cittadine. I borghi furono ristrutturati, le porte d'accesso alla città passarono a tre (San Tomaso, Santi Quaranta ed Altinia) e la capacità difensiva fu tale da meritarsi i complimenti dell'erede al trono d'Austria, pure acerrimo avversario dei veneziani, che la definì imprendibile.

 

 

Le Mura cinquecentesche di Treviso

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