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Il
Castello Aragonese è una fortificazione che sorge su un
isolotto di roccia posto sul versante orientale dell'isola
d'Ischia, collegato per mezzo di un ponte in muratura lungo 220
metri all'antico Borgo di Celsa, oggi conosciuto come Ischia
Ponte.
L'isolotto su cui è stato edificato il castello deriva da
un'eruzione sinattica avvenuta oltre 300.000 anni fa. Raggiunge
un'altezza di 113 metri sul livello del mare e ricopre una
superficie di circa 56.000 mq.
La costruzione della prima fortezza risale al 474 a.C. sotto il
nome di Castrum Gironis, ovvero castello di Girone, in onore del
suo fondatore. In quell'anno, infatti, il greco Gerone I tiranno
di Siracusa prestò aiuto con la propria flotta ai Cumani nella
guerra contro i Tirreni, contribuendo alla loro sconfitta al
largo delle acque di Lacco Ameno. Debitori di tale intervento, i
Cumani decisero allora di ricompensare l'alleato cedendogli
l'intera isola.
La fortezza venne poi occupata dai Partenopei, ma nel 315 a.C. i
Romani riuscirono a strappar loro il controllo dell'isola e vi
fondarono la colonia di Aenaria. Il Castello venne utilizzato
come fortino difensivo e vi furono edificate anche alcune
abitazioni ed alte torri per sorvegliare il movimento delle navi
nemiche.
Nei secoli successivi la fortezza di Gerone fu radicalmente
trasformata, in modo da fungere da rifugio sicuro per la
popolazione contro i saccheggi di Visigoti, Vandali, Ostrogoti,
Arabi, Normanni (1134-1194), Svevi (1194-1265) e Angioini
(1265-1282). L'eruzione del Monte Trippodi del 1301 fornì un
notevole incentivo allo sviluppo dell'insediamento urbano:
distrutta la città di Geronda, che sorgeva nella zona in cui
attualmente vegeta la pineta, gli Ischitani si rifugiarono sulla
rocca che garantiva maggiore tranquillità e sicurezza, dando
vita ad una vera e propria cittadina.
Si deve agli Aragonesi la moderna fisionomia del castello: un
solido a forma quadrangolare, con mura fornite di quattro torri.
Partendo dal vecchio maschio di età angioina, nel 1441 Alfonso
d'Aragona diede vita ad una struttura che ricalcava quella del
Maschio Angioino di Napoli.Il sovrano fece costruire un ponte di legno che congiungeva
l'isolotto all'isola maggiore (che sarebbe stato successivamente
sostituito da uno in pietra), mentre fino alla metà del XV
secolo l'unico strumento di accesso al castello era costituito
da una scala esterna di cui si può ancora intravedere qualche
rudere dal mare, dal lato che dà su Vivara. Furono inoltre
realizzate poderose mura e fortificazioni (come i cosiddetti
piombatoi, ossia fessure da cui venivano lanciati acqua
bollente, piombo fuso, pietre e proiettili sull'eventuale
evasore) dentro le quali quasi tutto il popolo d'Ischia trovava
rifugio e protezione durante le incursioni dei pirati.
All'interno dell'edificio erano posti gli alloggi reali e quelli
riservati ai cortigiani, alla truppa e ai servi. Ai piedi del
castello fu invece posta una casamatta, adibita a quartiere
della guarnigione addetta alle manovre del ponte levatoio.
Il periodo di massimo splendore della struttura si ebbe alla
fine del XVI secolo: al tempo la rocca ospitava 1892 famiglie,
il convento delle clarisse, l'abbazia dei monaci basiliani di
Grecia, il vescovo con il capitolo ed il seminario, il principe
con la guarnigione. Vi erano 13 chiese tra cui la cattedrale,
dove il 27 dicembre 1509 furono celebrate le nozze tra Francesco
Ferrante d'Avalos, marchese di Pescara e condottiero delle
truppe imperiali di Carlo V, e la poetessa Vittoria Colonna.
Il soggiorno di Vittoria Colonna nel castello, dal 1501 al 1536,
coincise con un momento culturalmente assai felice per l'intera
isola: la poetessa fu infatti circondata dai migliori artisti e
letterati del secolo, tra cui Michelangelo Buonarroti, Ludovico
Ariosto, Iacopo Sannazzaro, Giovanni Pontano, Bernardo Tasso,
Annibale Caro l'Aretino e molti altri.
Nella seconda metà del 1700, cessato il pericolo dei pirati, la
gente cominciò ad abbandonare il castello, in cerca di una più
comoda dimora nei vari comuni dell'isola per poter curare meglio
le attività economiche principali: la coltivazione della terra e
la pesca.
Nel 1809 le truppe inglesi assediarono la rocca, sotto il
comando francese, e la cannoneggiarono fino a distruggerla quasi
completamente. Nel 1823 Ferdinando I, re di Napoli ed esponente
della dinastia borbonica, allontanò gli ultimi 30 abitanti,
riconvertì la fortezza a luogo di pena per gli ergastolani e
trasformò le stanze in alloggi per le guardie carcerarie. Fu
così che il castello divenne, a partire dal 1851, prigione
politica per gli oppositori al regime borbonico, tra i quali
Carlo Poerio, Luigi Settembrini, Pironti e Pasquale Battistessa.
Nel 1860, con l'arrivo di Giuseppe Garibaldi a Napoli, Ischia fu
annessa al Regno d'Italia e il carcere politico fu soppresso.
L'8 giugno 1912 l'amministrazione del demanio, con trattativa
privata, pose il Castello Aragonese in vendita all'asta. Da
allora la rocca è gestita da privati, che ne curano i restauri e
la gestione.
Altre
info sul sito ufficiale del
Castello Aragonese.
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